SRC MAZINGER Z1Mazinga Z (マジンガーZ Majingā Z?) è il primo anime giapponese, in ordine cronologico, basato sulla storia di un grande robot pilotato da un operatore umano e costituisce il primo capitolo della Mazinger Saga nonché il capostipite del genere Super Robot. Fu creato da Go Nagai nel 1972 come filiazione dell'omonimo manga.

Una seconda versione del manga, meglio curata e diretta a un pubblico più maturo, fu poi realizzata da Gosaku Ota. In Italia venne trasmesso per la prima volta solo a partire dal 21 gennaio 1980 da Rai 1 (all'epoca Rete 1).

La serie animata si compone di 92 episodi (in Italia ne furono doppiati e trasmessi solo 52), e si inserisce in un universo narrativo del quale avrebbero fatto parte il Grande Mazinga e poi Goldrake (Grendizer).

 


Origine dell'idea e del nome
L'idea di un grande robot pilotabile venne a Nagai mentre guidava nel traffico, immaginando cosa sarebbe potuto accadere se alla vettura fossero usciti dei grandi arti, in modo da poter scavalcare gli altri mezzi.[1]

Alla Toei Animation l'idea piacque e iniziarono i lavori per una nuova serie fantascientifica, in cui il robot si chiamava "Iron Z", ma il pilota sarebbe dovuto entrare nella testa saltandovi con una motocicletta (come poi succederà con Diana A guidato da Sayaka), anziché un aeromobile. La Fuji TV, che avrebbe dovuto trasmetterlo, chiese però un cambio di nome e alla proposta di "Energer Z", seguì quella di Nagai, che divenne il nome definitivo: Mazinga Z.

Il nome in giapponese è scritto in caratteri katakana: マ(Ma)ジ (ji) ン (n) ガ (ga) ー (allungamento della vocale); i Majin (魔神) nella mitologia giapponese sono degli esseri magici e il termine viene usato anche per indicare entità demoniache (cfr. Devilman, dallo stesso autore). Il termine "majin" è una parola composta: "ma" vuol dire "demone", mentre "shin" o "jin" (il carattere è pronunciato in altri casi come kami) vuol dire "divinità", quasi ad indicare che Mazinga è una macchina potentissima che può essere usata per il bene o per il male, in base alle intenzioni del pilota. La particella "ga" in giapponese serve a marcare il soggetto: "majin" in questo caso, da cui il nome "majinga".

È interessante notare anche che la sillaba "zi" non è presente fra quelle del katakana e perciò si usa la "ji" come sostituto: di fatto マジンガー è la traslitterazione di come si pronuncia in inglese il nome del robot, Mazinger, richiamando un nome che suonasse inglese, come nei nomi precedentemente proposti. Allo stesso modo, buona parte delle armi del robot hanno nomi inglesi.

Diverse altre modifiche vennero fatte, in particolare l'eroe in motocicletta ricordava Kamen Rider, perciò il direttore della Toei inventò un mezzo volante battezzato Hover Pilder, Aliante Slittante in Italia (nel corso della serie sostituito da una versione migliorata, chiamata Jet Pilder): al posto della motocicletta che si doveva arrampicare sulla schiena del robot, il pilder atterra direttamente sulla testa del robot, agganciandosi; con questo cambiamento, fu necessario riadattare ulteriormente il design del robot.

Fondamenti culturali
Il primo mecha, arrivato sui teleschermi italiani dopo il più amato Grendizer (Goldrake), risente delle inevitabili influenze esercitate dalla cultura giapponese, dal buddhismo, dallo scintoismo. Un po' meno evidenti, ma egualmente ravvisabili, sono i riferimenti alla cultura greca, di cui Go Nagai è grande estimatore. In Mazinger Z, ad esempio, le vicende vengono ambientate nell'isola di Rodi, il robot di Sayaka si chiamerà Afrodite, poi Diana: tutte divinità dell'Olimpo. La "compagna" del Mazinger Z è "Minerva X", un androide del tutto somigliante al robot protagonista.

 

 


SRC Mazinger Z2Il remake incompiuto
Verso la metà degli anni ottanta, Toshiki Hirano e Masami Obari, alla guida di un gruppo di animatori indipendenti dalla Toei Animation iniziarono i lavori per un remake di Mazinga Z in OAV. La miniserie si sarebbe dovuta chiamare Daimajinga o Daimazinger (in Giapponese: 大魔神我 o ダイマジンガー) ma avrebbe presentato gli stessi personaggi noti al grande pubblico, a cominciare dal protagonista Koji. Il robot sarebbe stato più realistico: ad esempio, avrebbe avuto tubi di scappamento ed i pugni a razzo non sarebbero stati in grado di tornare automaticamente alle braccia.

La notizia, inizialmente protetta dal più stretto riserbo, riuscì a trapelare e fu diffusa dalla stampa specializzata. La Toei protestò, dicendo alla Dynamic Planning che i diritti sull'animazione di Mazinga erano solo suoi e che non tollerava un Mazinga animato da altri. Come conseguenza di ciò, il progetto Daimajinga fu bloccato (vedi intervista a Masami Obari, pubblicata su Mangazine n.29).

 


 

Produzione
A causa di uno sciopero generale degli animatori Toei, i primi 15 episodi furono realizzati da diversi studi sparsi per Tokyo, con la conseguenza che vi furono varie differenze nell'aspetto del robot e nella sua colorazione.[2]

Nell'episodio 52 di Mazinga Z, la musica di sottofondo nella scena del coma di Koji e quella di Sayaka che entra nel robot di Mazinga Z, non è di Chumei Watanabe, ma dell'amico collega Shunsuke Kikuchi. La musica composta da Kikuchi, per l'Uomo Tigre negli ultimi episodi trasmessi in Giappone nel 1971, fu riadattata da Watanabe per quell'episodio, per Mazinga Z.

Un'altra musica di Kikuchi (poi riadattata da Watanabe) si può trovare anche nell'episodio 38 di Mazinga Z.

SRC Great and Mazinger ZRiconoscimenti
A Más del Plata (41°22'58.35"N; 1°19'44.77"E), nei pressi di Tarragona, in Spagna, esiste una statua di Mazinga Z.

 


 

In Italia
In Italia, la serie di Mazinga Z giunse dalla Spagna, non direttamente dal Giappone. Il protagonista Koji fu ribattezzato Ryo. Per anni rimase diffusa in Italia la convinzione che fossero stati gli adattatori spagnoli a cambiare il nome del personaggio, ma nell'edizione spagnola si chiama Koji.

Un pezzo del primo episodio di Mazinga Z si può vedere in una scena del film di Renato Pozzetto Da grande (1987).

Il robot viene citato anche nel testo della canzone di Renato Zero Viva la Rai, dove ad un certo punto il cantante dice "...Viva la Rai, se sarai buono il tuo Mazinga vedrai..."

 


 

L'adattamento italiano
Agli episodi trasmessi in Italia vennero tagliate diverse scene senza motivo apparente. Oltre a singoli tagli all'interno della puntata, tagli della durata di pochi secondi, vennero completamente tolte le scene iniziali (in cui generalmente gli antagonisti discutevano o iniziavano a porre in esecuzione il loro piano). Questi tagli ridussero la durata media di ogni episodio a circa 19 minuti anziché i normali 22.

In Italia vennero trasmessi solamente 52 episodi sul totale di 92. Questo impedì al pubblico italiano di apprezzare la continuità narrativa fra Mazinga Z e Il Grande Mazinga (che veniva introdotto appunto durante le puntate finali di Z). La serie del Grande Mazinga era nel frattempo stata opzionata da alcuni network televisivi privati (a diffusione regionale) e, a causa delle differenze nei doppiaggi, i legami con le precedenti avventure di Mazinga non erano evidenti (nonostante la presenza di personaggi comuni nelle varie serie, come il piccolo Shiro e i tre pasticcioni Boss, Nuke e Mucha).

Inoltre, se si conta che la serie Goldrake (Grendizer), che in Giappone era stata l'ultima della saga, in Italia era stata proposta dalla Rai per prima (nel 1978) e sempre con doppiaggi che cambiavano i nomi originali dei personaggi (in Goldrake Koji, ex-pilota di Mazinga Z, diventa Alcor) si capisce quanta parte della creazione di Go Nagai sia andata "persa" per il pubblico italiano, che comunque decretò il successo individuale di ciascuna serie.

La voce italiana di Ryo (Koji) Kabuto è quella di Claudio Sorrentino, doppiatore storico di Mel Gibson.

La Sigla
La sigla italiana "Mazinga Z", interpretata dal gruppo Galaxy Group, fu scritta da Dino Verde, su arrangiamento di Detto Mariano, come libero adattamento delle due sigle originali giapponesi. Il motivo portante è prelevato dalla sigla iniziale, alcuni passaggi intermedi dall'introduzione della sigla finale. Le immagini della sigla sono ricavate dalla prima serie di immagini della versione giapponese scritta da Chumei Watanabe.